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Restrizioni Covid, “in arancione” Messina capoluogo e altri 91 siti regionali dal 15 al 26 gennaio

Per natura saremmo contro le imposizioni di reclusione e di contrasto alla vita sociale ma se queste servono per limitare la diffusione dei virus Covid – 19, è il caso di adeguarsi e di non percepirla con il solito slogan: “Tutto suona contro la nostra libertà”. Di fatto da sabato prossimo al 26 gennaio, conteremo 92 Comuni in “zona arancione”, compresi i capoluoghi di provincia Agrigento, Messina e Trapani. Lo stabilisce l’ordinanza firmata questa sera dal Governatore della Regione, Nello Musumeci, su proposta del dipartimento regionale Asoe, per arrestare i contagi nei territori coinvolti.

Le regole di contenimento si differenziano dal passato perché non colpiscono i possessori di Super Green Pass ovvero i vaccinati e i guariti da Covid – 19 ma soltanto i non vaccinati.  Le persone che non hanno il Green Pass potranno spostarsi con mezzo proprio verso altri comuni della stessa Regione o verso altre Regioni/P.A. solo per motivi di lavoro, necessità, salute o per servizi che non siano disponibili nel proprio comune e in queste situazioni ci si deve dotare di autocertificazione. Permessi i trasferimenti dai comuni con un massimo di 5.000 abitanti, verso altri comuni entro i 30 km, tranne che verso il capoluogo di provincia. Si vieta l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (tranne alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi). Chi ha il Green Pass Base, possibile con tampone negativo, non può entrare nei negozi dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi), seguire corsi di formazione in presenza e la pratica di sport di contatto all’aperto.

Si tratta di Nove Comuni della provincia di Agrigento: oltre al capoluogo, anche Raffadali, Santa Margherita di Belice, Siculiana, Favara, Grotte, Santo Stefano Quisquina, Alessandria della Rocca, Porto Empedocle.

Cinquantotto nel Messinese: oltre al capoluogo, anche Acquedolci, Alì Terme, Capri Leone, Caronia, Castell’Umberto, Castroreale, Cesarò, Falcone, Francavilla di Sicilia, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Giardini Naxos, Gioiosa Marea, Gualtieri Sicaminò, Letojanni, Librizzi, Lipari, Mazzarrà Sant’Andrea, Merì, Milazzo, Militello Rosmarino, Monforte San Giorgio, Montalbano Elicona, Naso, Nizza di Sicilia, Novara di Sicilia, Oliveri, Pace del Mela, Pagliara, Patti, Roccalumera, Roccavaldina, Rodì Milici, Rometta, Santa Lucia del Mela, Savoca, San Filippo del Mela, San Fratello, San Teodoro, Sant’Agata di Militello, Santa Teresa di Riva, Santo Stefano di Camastra, Saponara, Scaletta Zanclea, Sinagra, Spadafora, Taormina, Terme Vigliatore, Torregrotta, Tortorici, Tusa, Venetico e Villafranca Tirrena.
Ventiquattro in provincia di Trapani: oltre al capoluogo, anche Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi Segesta, Campobello di Mazara, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Custonaci, Erice, Favignana, Gibellina, Marsala, Mazara del Vallo, Paceco, Pantelleria, Partanna, Petrosino, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, San Vito Lo Capo, Santa Ninfa, Valderice e Vita. Uno in provincia di Catania: Misterbianco.

Salgono così a 138 i Comuni siciliani nei quali sono previste misure di cautela e “mitigazione del rischio”.

Marcella Ruggeri

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