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La camera segreta

Palermo, capoluogo della Sicilia,  la quinta città più grande d’Italia, Patrimonio Unesco, la città dove  la parola turismo fa rima con la parola cultura , un libro aperto ed accessibile a tutti, di storia e di arte,  le cui pagine racchiudono simultaneamente centinaia di anni di storia e cambiamenti, regala l’opportunità di scovare lo stile architettonico che più si desidera vedere e  senza tralasciare i siti preistorici ci si può dedicare a scovare dall’ Etrusco, al Greco, al Romano, allo stile Bizantino-Arabo-Normanno, Romanico, Gotico-Catalano,  Rinascimentale, Barocco, Roccocò, Neoclassico, Liberty, Ventennio (fascista).

Palermo, per eccellenza differisce da Catania,  2 realtà sempre in competizione, a mio avviso, per essere la città più normanna della Sicilia, mentre Catania la più araba, anche nell’indole dei suoi cittadini.

Ma, quasi a voler contraddire ciò che ho appena asserito, di recente, tra le sue infinite meraviglie architettoniche, tra realismo e sogno viene scoperto  uno spazio nascosto tra le strade dell’Albergheria, il quartiere  arabo-normanno, nei pressi del mercato di Ballarò e nell’area dell’antico letto del fiume Kemonia,  che ospita  il maestoso Palazzo Normanno  che comprende la Cappella Palatina- con mosaici del XII secolo- la magnifica Chiesa di San Giovanni degli Eremiti con impronta decisamente islamica uno spazio rimasto sconosciuto fino al 2003,  una stanza  che sembra essere un luogo di meditazione, di impatto fortemente emotivo e spirituale, per l’appunto la Camera delle Meraviglie.

Proprio nel 2003, quando i proprietari dell’appartamento, i giornalisti Valeria Giarrusso e Giuseppe Cadili iniziano dei lavori di restauro dell’abitazione.  Dopo qualche anno, a causa di un temporale e di una infiltrazione di acqua si sgretola dell’intonaco e viene alla luce parte della decorazione sottostante con caratteri arabi, e durante i lavori, scoprono scritte in oro e argento. È sorprendente la volta dipinta con disegni di lucerne che potrebbero evocare, ai più piccoli, la favola di “Aladino”.

L’illustre restauratore Franco Fazzio, si accorge che anche le porte della stanza erano dipinte. Per averne certezza scientifica, il radiologo dell’UNESCO, Giuseppe Salerno, effettua una tac su una di tali porte e individua, sotto tre strati di vernice, un disegno ancora più ricco di quello al momento visibile, realizzato seguendo il rilievo delle pennellature originarie.

 

Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Lingue orientali e asiatiche dell’Università di Bonn, dopo più di un anno di studi e ricerca, finalmente  accertano che le scritte erano difficilmente leggibili perché probabilmente realizzate da un artigiano locale, che non conoscendo la lingua araba, aveva copiato male il testo dato dal committente. Si spiegano i diversi errori, come quello di scrivere da sinistra verso destra. Le scritte più grandi richiamano i tughra, ovvero i sigilli dei sultani ottomani e qui sono utilizzate come invocazioni divine per allontanare le forze maligne dalla stanza. «Quello che Dio vuole accade, quello che Dio non vuole non accade». E’ la frase ripetuta quasi come una litania. Ma la bellezza della camera blu, riportata alla luce, con volte affrescate in maniera incantevole, la simbologia numerica legata al Corano: le cinque fiammelle del braciere legate ai 5 momenti di preghiera quotidiane, con una simbologia, così sofisticata, fa pensare ad un committente particolarmente vicino alla cerchia dell’arabista Michele Amari.

L’edificio che contiene la “Camera delle Meraviglie”, in quel periodo, apparteneva ad un personaggio di spicco dell’epoca: Stefano Sammartino, duca di Montalbo, Ministro delle Finanze e Capo della Polizia dei Borbone. Uomo di grande sensibilità e attratto dalla dottrina massonica, potrebbe essere il committente di questa stanza dedicata a riti esoterici. Il numero sette, legato a quella particolare spiritualità, ricorre nella simbologia della “cubola”: le scritte sono disposte su sette righe, sette sono le lucerne su ogni lato della volta e sette sono le aperture dell’ambiente.

Come si può immaginare la camera delle Meraviglie ha suscitato grande interesse da parte dei locali e da chi tra un tour cittadino architettonico, o enogastronomico, non può perdere una chicca simile! Ed un grazie va, quindi ai proprietari, sensibili all’arte, alla cultura che hanno deciso di aprire la loro casa, previo appuntamento, con un piccolo contributo  di 5 euro, è infatti il costo del biglietto della Casa- Museo per contribuire ai necessari e ulteriori lavori di restauro della stanza. Oltre alla camera blu sarà possibile visitare anche gli attigui saloni con i pavimenti in maiolica (passione che ha ispirato la collezione dei proprietari) e le volte originali in stile Liberty, che ricordano le decorazioni di Salvatore Gregorietti nel vicino Palazzo dei Normanni. Un vero e proprio tuffo nel passato all’interno della dimora che ha mantenuto il suo originale impianto ottocentesco.

 Trovandovi vicino al Mercato Ballarò, diventa imperdibile un tuffo nello street- food palermitano, una grande esaltazione di gusto per le vostre papille gustative tra Arancine, panelle, cazzilli, sfincione, milza, frittola, stigghiole” sono solo alcune delle prelibatezze del cosiddetto cibo da strada che ha fatto sì che Palermo arrivasse prima in Europa e quinta al mondo nella classifica delle dieci capitali mondiali dello street food -pubblicata da Virtual Tourist.com- , la più grande community di viaggiatori del web  il tutto abbinato ad un buon calice di vini della zona che si contendono il primato della bontà.  Ah dimenticavo… in città ci sono degli ottimi cannoli, ma se volete assaggiare quello più buono in assoluto dovrete andare a Piana degli Albanesi!

Paola F. J. Torrisi

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